8 ottobre 2022
29 gennaio 2023
Robert Capa: il “giocatore d’azzardo” della fotografia
Quando
8 ottobre 2023
29 gennaio 2023
Ufficio stampa
“Robert Capa. L’opera 1932-1954” è il nuovo appuntamento con la fotografia internazionale a Palazzo Roverella.
Un personaggio passionale, sfuggente, insaziabile, con un temperamento da giocatore d’azzardo, che non esita a rischiare la vita per i suoi reportage.
366 fotografie selezionate dagli archivi dell’agenzia Magnum Photos, è infatti quello di rivelare le sfaccettature, le minime pieghe di un personaggio ad un tempo inquieto, tenace e sensibile, “un torero che non uccideva, ma combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine” e che “la sorte ha voluto fosse colpito all’apice della sua gloria”, come ebbe a scrivere di lui Henry Cartier-Bresson.
Se la fotografia è la vita, Capa è la fotografia.
– Jean Lacouture
La folla riunita davanti al negozio di biciclette di Pierre Cloarec. Pleyben, Francia, luglio 1939. Il proprietario del negozio corre il Tour de France
La leggenda di Robert Capa
Considerato il più grande fotografo di guerra della storia, tra le fotografie in esposizione non mancheranno le immagini di guerra che hanno forgiato la leggenda di Robert Capa, ma la mostra non si limiterà tuttavia a queste o a una retrospettiva dell’opera di Capa. Nel tentativo di restituire la complessa dimensione dell’opera di Capa la mostra gira intorno al suo soggetto, tanto in senso letterale quanto figurato, riunendo in occasioni diverse più punti di vista dello stesso evento, come a riprodurre un movimento di campo-controcampo, restituendo in questo modo un respiro cinematografico spesso percepibile in molte sequenze. Nell’alternanza di “tempi deboli” e “tempi forti” che caratterizzano le nove sezioni tematiche della mostra si viene profilando l’identità di Robert Capa: la sua sensibilità verso le vittime, i diseredati e le migrazioni, la complicità e l’empatia dell’artista rispetto ai soggetti ritratti, soldati, ma anche civili, sui terreni di scontro, in cui ha maggiormente operato e si è distinto. Arricchiscono la mostra, inoltre, le pubblicazioni dei reportage di Robert Capa sulla stampa francese e americana dell’epoca, gli estratti di suoi testi teorici sulla fotografia e di un film di Patrick Jeudy dedicato al fotografo, oltre alla registrazione sonora di un’intervista di Capa a Radio Canada.
Tutte le immagini presenti sono protette da copyright © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos
John Steinbeck e Robert Capa riflessi in uno specchio.
URSS, settembre 1947
Nato privo mezzi per viaggiare, parlando una lingua inutile al di fuori dei confini di un piccolo Paese, l’Ungheria, è riuscito a esprimere il mondo attraverso un linguaggio universale: la fotografia.
Attraverso la fotografia è stato in grado di parlare a tutti noi, come continua a fare tuttora. Non ha mai considerato le sue fotografie come arte. La sua epoca aveva altre preoccupazioni.
Cornell Capa
Miliziani repubblicani. Barcellona, agosto 1936
La travagliata situazione mondiale degli anni trenta, l’interesse di Capa per la politica
– e anche il suo personale coinvolgimento nella lotta contro il fascismo – sono tutti fattori che portano Capa al giornalismo. E se la politica portava alla guerra, era naturale che il fotografo si occupasse del conflitto.
Richard Whelan
Un soldato italiano alle spalle di una colonna di
compagni catturati marcia verso un campo di prigionieri
di guerra, nei pressi di Nicosia. Sicilia, 28 luglio 1943
La guerra civile spagnola fu la prima guerra documentata (“coperta”) in senso moderno,
da un corpo di fotografi professionisti inviati in prima linea e nelle città bombardate, i cui scatti furono immediatamente pubblicati su quotidiani e periodici sia in Spagna che all’estero.
Susan Sontag
Xi’an, maggio-giugno 1938
Capa era sotto contratto con “Life” dall’autunno del 1937.
Vicina a Chiang Kai-shek e ai nazionalisti cinesi, e quindi molto distante dai comunisti, la rivista di Henry Luce intendeva mobilitare l’opinione pubblica americana a favore del campo nazionalista che difendeva l’indipendenza della Cina contro il Giappone.
Michel Lefebvre
La prima ondata di truppe americana sbarca durante
il D-Day. Omaha Beach, costa della Normandia,
6 giugno 1944
Le stesse unità combattenti venivano fatte riposare dopo aver completato una missione, mentre i corrispondenti di guerra conoscevano l’impazienza dei loro giornali quando, per caso, non si trovavano sul posto dove stava accadendo qualcosa.
Susan Sontag
La prima funzione per Rosh Ha-Shanah tenutasi in una sinagoga della città dal 1938.
Berlino, 7 settembre
Negli anni quaranta e cinquanta Capa continuò a vivere principalmente a Parigi, dove faceva la bella vita: corse di cavalli, locali notturni.
tra cui John Huston e Gene Kelly, e frequentazione del mondo della moda, come ricorda Bettina Graziani, all’epoca modella di punta di Jacques Fath, che alloggiava in albergo come lui.
Laure Beaumont-Maillet
Il centro sociale della fattoria collettiva.
Repubblica socialista sovietica ucraina, agosto 1947
Già nel 1947, dopo la pubblicazione del resoconto del suo viaggio in URSS con John Steinbeck, [Capa] fu sospettato di aver fatto parte del partito comunista durante la guerra di Spagna.
Va detto che lui e Steinbeck non avevano trovato niente di meglio, in piena guerra fredda, che prendere come tema del loro viaggio: “La gente è uguale dappertutto”.
François Maspero
Insegnante di una Yeshivah, o scuola di insegnamento
ortodosso, legge il Talmud ad alta voce ai bambini.
Gerusalemme, 1948-1950
Si diresse a nord di Haifa per fotografare gli immigrati che arrivavano via mare al ritmo di mille al giorno dalla Tunisia, dalla Turchia e da tutta l’Europa orientale.
Questi immigrati, che finalmente raggiungevano la terra dei loro antenati dopo aver sperimentato gli orrori dei campi di concentramento nazisti […] venivano trasportati su camion in campi di internamento circondati da filo spinato fino a quando non si riusciva a trovare loro un lavoro e un alloggio. […] Capa, eterno apolide e rifugiato per indole e professione, rimase sconvolto dal destino di questi internati involontari e allo stesso tempo affascinato dalla loro integrazione nella vita di questa nuova nazione dalle città sovrappopolate.
Richard Whelan
Sulla strada da Nam Dinh a Thai Binh, 25 maggio 1954
[A proposito della penultima foto di Capa – soldati di spalle che camminano in una risaia], la sua vicinanza non era quella degli altri, la sua era la distanza a cui si pongono l’eleganza e il rispetto.
Susan Sontag
Lascia una leggenda per la quale non esiste altra descrizione che il suo nome: Capa.
John G. Morris